Fonte: âStrategic Culture Foundationâ
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Era chiaro fin dallâinizio che la coalizione del governo serbo filo-occidentale con il presidente B. Tadic al timone, avrebbe consegnato Mladic al TPI, sacrificando cosĂŹ gli interessi e lâorgoglio nazionali allâOccidente. Lâarresto e lâestradizione di R. Karadzic, ex presidente della repubblica serba di Bosnia, e lâocculta deriva di Belgrado verso una riconciliazione de facto sul Kosovo, hanno ucciso qualsiasi illusione che lâamministrazione serba potesse sfidare la pressione dellâOccidente su una qualsiasi seria questione. Come gesto eloquente, la squadra di Tadic, in gran parte addestrata da guru delle PR pro-occidentali alla fine degli anni â90, hanno sincronizzato lâarresto di Mladic con lâapertura del vertice del G8 e il tour in Serbia delle delegazioni dellâUE guidate da due dignitari Bruxelles: il Presidente della Commissione europea JosĂŠ Manuel Barroso, e dallâAlto Rappresentante dellâUE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton. Se il piano era quello di impressionare, il tentativo deve essere ritenuto un successo: quasi contemporaneamente, il presidente francese N. Sarkozy si felicitava della notizia a Deauville e Barroso, appena rientrato da Belgrado, riconosceva lâaccoglimento dellâUE come un âmessaggio positivoâ dalla Serbia.
Eppure, i balletti sullâarresto e lâestradizione a LâAia di Mladic, non significano che lâinvito della Serbia allâUE sia in marcia. Sarkozy, Barroso e Ashton hanno lodato la mossa del paese, un altro passo â uno dei non pochi fatti, verso il raggiungimento dellâobiettivo. Le stime sul tempo necessario alla Serbia per convergere verso lâadesione allâUE è di 6-7 anni, durante i quali il paese dovrĂ rispondere a tutta una serie di pretese. La lista dei desideri dellâoccidente comprende lâarresto e lâestradizione dellâex leader dei serbi di Croazia Goran Hadzic, il riconoscimento dellâindipendenza del Kosovo e lâadeguamento della statualitĂ della Serbia intesa a rafforzare le autonomie regionali, fino al punto di trasformare il paese in un conglomerato di territori vagamente collegati. La pressione sulla Serbia sul tema del Kosovo, è probabilmente in cima allâagenda UE dei Balcani nel prossimo futuro, ma in generale, lo spettro dei requisiti dellâUE che Belgrado dovrĂ affrontare, si amplierĂ allâinfinito.
Data la sua condizione attuale, lâUE ovviamente ha problemi piĂš pressanti da affrontare che non accogliere la Serbia. LâOccidente ha bisogno della Serbia solo come stato canaglia perpetuo, la cui stessa esistenza aiuta a giustificare lâintervento NATO nella crisi jugoslava negli anni â90, i bombardamenti spietati del paese nel 1999, il sostegno convinto per la causa del separatismo del Kosovo, e la presenza militare di NATO, USA e UE nei Balcani strategici. Le forze politiche filo-occidentali della Serbia rendono il gioco piĂš facile per lâOccidente, ma non importa a quali concessioni costringano a fare il paese â non lâaiuteranno ad acquisire uno status paragonabile a quelle degli altri aspiranti allâUE. Di conseguenza, le possibilitĂ della Serbia di essere ammessa allâUnione europea â con Mladic lontano o venduto, con o senza Tadic â sono inesistenti.
Invece, ciò che colpisce lâestradizione allâAia di figure chiave serbe ricercate dal tribunale è la situazione nei paesi ingaggiati come la Libia e la Siria. Ad esempio, lâarresto di Mladic che lâOccidente aveva accettato come partner negoziale legittimo, quando si stipulò lâaccordo di Dayton del 1995, legittima ulteriormente che lo status di un qualsiasi leader di un paese sovrano dipenda dalle dinamiche geopolitiche, piuttosto che dalla scelta politica della relativa nazione. Mosca dovrebbe essere consapevole di quanto sopra, ora che si sta offrendo allâOccidente di mediare nel conflitto con la Libia.
Il giorno dopo lâarresto di Mladic, il G8 ha confermato in coro, lâopinione che Gheddafi sia illegittimo quale leader della Libia. La dichiarazione del vertice, inoltre, ha messo in discussione la legittimitĂ dellâintera amministrazione della Libia. Al tempo stesso, i partner della Russia al vertice, si sono assicurati il consenso di Mosca nella mediazione nella colonia libica. La mediazione in una trattativa con un leader di un paese, a priori dichiarato illegittimo, è una missione senza precedenti nella storia della diplomazia. Neanche le storie dei negoziati sulla Bosnia e il Kosovo, non hanno dovuto dispiegarsi in un quadro cosĂŹ assurdo.
Mladic e Karadzic, entrambi molto popolari nella Repubblica serba di Bosnia, hanno contribuito alla firma degli accordi di Dayton. Nel 1999, S. Milosevic aveva dato importanti garanzie â sigillate dalla Russia â che la missione di pace in Kosovo si sarebbe svolta sotto la bandiera dellâONU e che, contrariamente ai desideri della NATO, le forze internazionali di stanza in Kosovo non sarebbero state autorizzate a muoversi nel resto della Jugoslavia. Nessuna delle principali potenze del mondo, nĂŠ la NATO, ufficialmente misero il cambio di regime a Belgrado allâordine del giorno, quando venne sottoscritto lâaccordo tecnico-militare tra Jugoslavia e la NATO del 9 giugno 1999, o fu approvato al Consiglio di Sicurezza dellâONU della risoluzione 1244, o venne schierata la KFOR. Tuttavia, le accuse sul Kosovo avanzate contro Milosevic â sorprendentemente simili a quelle attualmente sollevate contro Gheddafi â sono diventate la base per le accuse infine prodotte allâAia. Non venne notato che nessun documento ufficiale recava lâidea che tali accuse potessero, in qualche modo, corrodere la legittimitĂ di Milosevic.
In altre parole, al momento Gheddafi non può aspettarsi di avere dalla NATO o dalla Russia neanche le garanzie come quelle che Milosevic ha ricevuto nel pacchetto che pose fine agli attacchi aerei su Belgrado. A differenza di Karadzic e Mladic in Bosnia-Erzegovina, non avrĂ un ruolo nella ricomposizione in Libia. Tra le altre cose, quanto sopra significa che negli ultimi dieci anni gli architetti occidentali del nuovo ordine mondiale, hanno acquisito la capacitĂ di attuare i propri piani riguardanti le crisi in varie parti del globo, senza il sostegno della Russia o pretendendo che li sostenga. Ad oggi, a Mosca, nel caso della Libia â si suppone semplicemente di appoggiare i piani di Washington e di Bruxelles in cui meccanismi di negoziazione praticabili non sono neanche menzionati. Nel 1999, il Boston Globe ha scritto che, in modo sorprendente, che la vittoria in crisi come quella del Kosovo, basandosi unicamente sui raid aerei, era possibile. In questi giorni, è comune vedere nella NATO, e nellâelenco dei leader dei paesi â quelli che vanno dalla Siria e Iran al Pakistan e alla Corea del Nord â la cui legittimitĂ può essere annullata con una mossa sola di pochi candidati. In effetti, ce nâè abbastanza per gestire un paese per ogni vertice del G8âŚ
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Traduzione di Alessandro Lattanzio
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